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Saliti a bordo la quantità di giornalisti costringe molti a rimanere in piedi, come i pendolari, ma il percorso da sogno, rende sopportabile il sacrificio; si parte lentamente e lentamente continuerà, iniziando nei giardini vaticani, sotto il cupolone, con le suorine a salutare con la mano.
Dopo essere passati sotto un grande arco, aver percorso un viadotto su Valle Aurelia, parallelamente a quello della ferrovia FS, ed una breve galleria, ricongiunge alla rete regionale delle FS, alla stazione di Roma San Pietro.
Per una lunghezza complessiva inferiore al chilometro, 862 metri.
La locomotiva ricomincia a sbuffare il suo fumo nero e il convoglio, dopo una lunga sosta, riparte.
A bordo è un grande andirivieni di fotografi e video operatori, mentre cortesi capitreno delle ferrovie dello stato, titolari del servizio, fanno gli onori di casa. Sotto lo sguardo incuriosito, degli occasionali spettatori, di stazione in stazione, l’improbabile antico treno dalle panche in legno, attraversa i quartieri di periferia di una Roma alla quale questo treno non appartiene più.
Lentamente corre, si allontana, e passando tra gli acquedotti romani, memoria visiva delle antiche stampe dei vedutisti, superato il GRA, il paesaggio comincia ad aprirsi al verde dei campi e dei vigneti, dei colli; mentre nero fumo staccandosi dal treno, raggiungono avvolgendoli, casali all’ombra di pini di Aleppo.
Dopo la stazione di Ciampino-Marino è cominciata la salita.
Di lì a poco, i finestrini di sinistra, incorniciano il cratere del lago di Albano, anzi detto di Castel Gandolfo, sormontato dal cono verde di boschi, del monte Cavo.
Dopo un’ora e mezza, piena di emozioni, e d’immagini negli occhi, al fischio della locomotiva, il convoglio frena, rallenta, cigolando si ferma nella stazioncina a mezza costa della parete del cono vulcanico, tra il lago e la cima sormontata dalla cittadina di Castel Gandolfo; in disarmo, tornata a rianimarsi per un giorno, presa d’assalto da questa improbabile masnada di curiosi individui di varia provenienza e cultura.
Ospiti coccolati dalla squadra dei Musei Vaticani, responsabile anche dei palazzi e delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.
Così, per la prima volta, veniamo portati all’interno del Palazzo Apostolico, da sempre riservato solo al Papa e ai suoi più stretti collaboratori, per visitare i nuovi spazi museali della Galleria dei Ritratti dei Pontefici.
GIARDINI VATICANI DI CASTEL GANDOLFO
Poi alla vicina Villa Barberini.
Le Ville Pontificie, per secoli inaccessibili, segrete dimore estive dei Papi di Roma dal 12 settembre sono aperte al pubblico e ci si arriva con il treno, il più popolare, il più democratico fra i mezzi di trasporto.
L’emozione e lo stupore provati, mi fanno pensare a quello dei visitatori, quando nel parco di Villa Barberini vedranno il geometrico splendore dei giardini all'italiana, entreranno nel criptoportico di Domiziano e avranno l'impressione di essere dentro una stampa delle rovine di Piranesi; o quando, dalla terrazza della villa di Castel Gandolfo vedranno l'occhio azzurro del lago dopo aver percorso la Galleria che raccoglie i ritratti dei Pontefici.
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