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Lettura del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani

Verona: in occasione di Fieracavalli, inaugurata la prima ippovia urbana d'Italia


In occasione di Fieracavalli è stata inaugurata la prima ippovia urbana d'Italia, un’iniziativa inedita per l'Italia, che sottolinea ancora di più l'impegno di Fieracavalli e di Verona nella promozione del turismo equestre e nella valorizzazione del territorio attraverso questo animale.
All'edizione 119 di Fieracavalli a Veronfiere si è celebrato il lungo rapporto tra la città e i cavalli con l'apertura della prima ippostrada urbana in Italia. 
Si tratta di percorso che dalla frazione di Parona, costeggia il fiume Adige arrivando in piazza Bra.


Il tragitto periurbano veronese aprirà al grande pubblico all'inizio del 2018 ed è stato studiato negli ultimi mesi grazie alla collaborazione tra Veronafiere, Funivia Malcesine, Monte Baldo e Comune di Verona. 



La passeggiata di un'ora e mezza, parte dalla frazione di Parona e percorre il lungo Adige fino all'Arsenale, passando poi attraverso il ponte scaligero di Castelvecchio. Una volta arrivati in via Roma, in poco tempo si è in Piazza Bra e si imbocca il vicolo Volto San Luca fino al versante ovest dell’Adige, per fare poi ritorno al punto di ristoro di Corte Molon, da cui è anche possibile noleggiare le cavalcature.

Parona

Parona (precedentemente Parona di Valpolicella) è una frazione del comune di Verona, di 3.410 abitanti.

Parona nel passato è stata un porto importante sul fiume Adige, soprattutto come porta d'ingresso a Verona per le merci provenienti dal nord Europa.

La prima documentazione scritta inerente Parona risale al Medioevo; più precisamente il documento più antico è dell'anno 954. 
Il paese era sotto il controllo dell'Abbazia di San Zeno la quale, nel 1165, lo infeudò ad una tra le più potenti famiglie veronesi: i Monticali. 
Parona, da sempre, rivestiva notevole importanza strategica in quanto posizionata sulla strada romana Claudio Augusta Padana - passaggio obbligato per tutti gli eserciti invasori.

La nascita del comune rurale di Parona risale alla seconda metà del Duecento.
Le principali attività economiche erano di natura agricola, della lavorazione della pietra e della lana, oltre a tutte le attività collegate alla navigazione fluviale.
Una data importante è la pestilenza del 1630, che dimezzò gli abitanti.

L'Ottocento è il secolo delle dominazioni straniere e per Parona ci furono importanti novità; infatti, sono di quegli anni la nascita dell'asilo e delle scuole elementari, la ricostruzione della chiesa, la costruzione delle ferrovie Verona - Brennero e della Verona - Caprino ed il passaggio del paese sotto il controllo della famiglia Alessandri.
Nel Novecento si ricorda il bombardamento alleato del luglio 1944 che portò, come tutti i bombardamenti, morte e distruzione.


Parona può vantare diverse ville signorili e un acquedotto romano, situato presso la galleria sulla strada provinciale della Valpolicella. 
Di non particolare interesse architettonico e storico, ma molto importante come nodo ferroviario, il ponte della ferrovia: come lo si può ammirare oggi, è molto diverso da come era in passato, dopo il bombardamento alleato e per il recente rimodernamento ma soprattutto per l'apposizione di un'alta barriera di ferro che separa i binari dallo stretto camminamento che permette a pedoni motorini e biciclette di attraversare. 
Il campanile della chiesa parrocchiale ha 6 campane montate per essere suonate secondo la tecnica dei concerti di Campane alla veronese.




Arsenale Austriaco

Costruito attorno alla metà del XIX secolo dagli austriaci, che gli dettero l’aspetto di un grande castello medioevale in stile neoromanico, l'Arsenale Franz Joseph der Erste sembra quasi un tutt’uno con il maniero di Castelvecchio, a cui è indissolubilmente legato dal magnifico Ponte Scaligero.


Arsenale Austriaco e Ponte Scaligero

Negli anni della dominazione austriaca sul Lombardo Veneto la città di Verona era una importante piazzaforte militare e molte sue infrastrutture furono rafforzate per inserirla nella linea difensiva del Quadrilatero, che includeva anche Mantova, Pastrengo e Legnago. 
In città e provincia vennero realizzati Forti e strade militari che mutarono l'assetto urbano. 
Le fortezze, edificate con caratteristiche comuni che rispettavano il decalogo militare dell'epoca, erano a pianta poligonale, più basse e larghe delle precedenti per contrastare le artiglierie sempre più potenti. 
L'unico forte che si discosta da queste caratteristiche è l'Arsenale Franz Joseph der Erste, costruito tra il 1840 ed il 1861 nella zona nord di Verona, quasi unito a Castelvecchio tramite il Ponte Scaligero
Ricorda infatti un castello medioevale in stile neoromanico e sorge su una superficie di oltre 60.000 metri quadrati, con una planimetria simile all'arsenale imperiale di Vienna. 
Si tratta di uno dei più grandiosi complessi militari dell'epoca, il cui impianto è ordinato in un sistema di assi cartesiani con spazi liberi di prato e alberi che dividono gli edifici e danno organicità d'insieme. 
L'Arsenale è costituito da nove corpi di fabbrica, funzionalmente distinti in corti destinate a magazzini, depositi e laboratori, immersi nel verde di una rigogliosa natura. 
La facciata principale contrasta con la consueta architettura delle caserme, normalmente spoglia e rispondente ai soli fini bellici, e rimanda al vicino Castelvecchio, anch'esso adibito a caserma sotto gli Austriaci. 
Gli elementi architettonici sono tipici del rundbogenstil (stile circolare, con ripetizione di elementi uguali su un impianto geometrico modulare) con forti richiami al Romanico. 

Ponte Scaligero di Castelvecchio

Costruito nella seconda metà del XIV secolo da Cangrande II della Scala, il Ponte Scaligero è magnifico esempio di ingegneria militare trecentesca. 
Con le sue linee eleganti si slancia ardito sul fiume Adige partendo dalla Torre del Mastio, posta al centro della medioevale fortezza di Castelvecchio



Si tratta di un magnifico ponte a tre arcate, fortificato e merlato, che integra perfettamente e completa il sistema difensivo del grande maniero medievale. 
Originariamente il ponte era accessibile solo dal cortile interno del castello e, perdurando anche durante gli anni della dominazione austriaca l'uso militare di quest'ultimo, il transito pedonale vi fu consentito solo dopo il 1870, quando un nuovo arco venne aperto vicino alla Torre dell'Orologio. 
Lungo 101,84 metri, è stato realizzato con il prevalente impiego dei mattoni in cotto ed un copioso utilizzo di pietre bianche locali; l'assemblaggio dei due materiali offre uno straordinario effetto pittorico e scenografico, all'interno e all'esterno dello stesso, soprattutto per il gioco di chiaroscuri delle eleganti merlature ghibelline con la caratteristica forma a coda di rondine.



Tracce che testimoniano l'impiego nella sua costruzione di materiale edilizio d'epoca romana sono riscontrabili in una serie di capitelli corinzi murati nella prima pila rivolta verso Castelvecchio (visibili solamente quando il fiume è in secca), di cui uno è stato estratto e posto lungo il camminamento, ed anche in un cippo funebre di epoca tardo imperiale, posizionato presso l'imbocco che è rivolto verso l'ex Arsenale Austriaco Franz Joseph der Erste. 
Da molti considerato uno dei monumenti più belli e rappresentativi della città di Verona, il Ponte Scaligero è sicuramente fra le più imponenti ed ingegnose realizzazioni del medioevo italiano.

Piazza Bra

Per visitare Verona la centralissima Piazza Bra è il giusto punto di partenza; fonde edifici di epoche ed architetture diverse. L'Arena, palazzo Barbieri e la Gran Guardia sono quelli più celebri ed ammirati, ma non da meno sono la Fontana delle Alpi, il Liston con i suoi palazzi nobiliari, le mura viscontee, la statua di Vittorio Emanuele II e la Torre Pentagona.
La piazza offre il meglio di sé durante il periodo natalizio, e in occasione dei festeggiamenti per Santa Lucia, quando arrivano le bancarelle cariche di dolci, giocattoli e prodotti dell'artigianato


Piazza Bra e l'Arena di Verona

Arrivando a Verona in auto (A4 uscita Verona Sud o Verona Nord) o con il treno (Stazione FS Verona Porta Nuova), si entra in città ammirando la facciata in pietra bianca di Porta Nuova, capolavoro dell'architettura militare cinquecentesca. 
Segue un largo viale alberato al termine del quale, oltrepassati i Portoni della Bra e l'adiacente Torre Pentagona, si accede alla piazza e al cuore pulsante della città. 
Si inizia la visita passando accanto al monumento equestre di Vittorio Emanuele II, realizzato dalla cittadinanza nel 1883 per onorare il sovrano che fu artefice dell'unità d'Italia. 
Dietro di esso, nel mezzo dei secolari abeti che ornano il giardino centrale, c'è la Fontana delle Alpi, che dal 1975 ricorda il gemellaggio tra la città scaligera e Monaco di Baviera e che i Veronesi con affetto la chiamano "struca limoni" per quella sua forma singolare che ricorda uno spremi agrumi. 
Di fronte c'è Palazzo Barbieri, sede dell'amministrazione comunale; un imponente edificio in stile neoclassico che fu realizzato tra il 1836 ed il 1848; ispirato alle forme degli antichi templi romani. La parte centrale è costituita da un pronao corinzio sporgente a cui si accede per un'ampia gradinata, sovrastato da un grande frontone triangolare in cui è inserito lo stemma della città. 
Sulla destra si vede parte della cerchia di mura fatte edificare da Gian Galeazzo Visconti alla fine del XIV secolo, durante il periodo della dominazione lombarda. Poco oltre si erge la Gran Guardia, un monumentale palazzo che pare quasi voler gareggiare con la grande mole dell'Arena. Disposto su due piani e un attico ha una lunghezza di quasi 90 metri, con 13 arcate in robusto bugnato rustico che sostengono il piano nobile. 


il Liston con i suoi palazzi nobiliari

Sul lato nord-ovest della piazza c'è il Liston, un ampio marciapiede in pietra rosa lastricato nel settecento, che segue l'andamento curvilineo della piazza, su cui si affacciano palazzi nobiliari che ospitano bar, pizzerie e ristoranti, sempre affollati da turisti di passaggio e veronesi intenti a far salotto. 



Al civico 26 c'è lo splendido palazzo Ottolini, seguito dal quattrocentesco palazzo Guglienzi, nella cui facciata è presente una Madonna con Bambino. Al numero 18 c'è il palazzo Righetti, su cui è presente un affresco. 
Di fianco spicca il cinquecentesco palazzo Malfatti Honorij, che riprende, con le sue arcate in bugnato, le poderose fattezze monumentali dell'anfiteatro Arena. 
Al civico 10 c'è Casa Faccioli, un palazzo neoclassico con colonne ioniche che si alternano a finestre timpanate. 



Su tutto domina l'Arena, il monumento che più di ogni altro ricorda le origini romane della città e suo simbolo in tutto il mondo. 
Un grandioso anfiteatro, il terzo per grandezza fra quelli a noi giunti ed il meglio conservato, nonostante nel 1183 un terremoto abbia distrutto il triplice ordine di arcate sovrapposte che lo circondavano interamente e di cui oggi rimane solo uno scorcio, formato da quattro campate. 
Eretta nel primo secolo d.C. con il marmo estratto da cave della provincia, è un'ellisse larga 110 metri e lunga 140 metri, realizzata con una ininterrotta sequenza formata da 72 doppie arcate in pietra. 
In epoca romana accolse combattimenti di gladiatori e nei secoli fu utilizzata per spettacoli di ogni genere: tornei, giostre, duelli, circhi e corride. Dall'estate del 1913 ospita la più grande stagione lirica all'aperto del mondo.

Verona è comune italiano di 257.946 abitanti (Veronesi o Scaligeri), capoluogo dell'omonima provincia (VN) situata in Veneto. 
È la seconda città della regione per popolazione dopo il capoluogo, Venezia.


Casa di Giulietta

La città scaligera, nota come luogo di Romeo e Giulietta, è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura: Verona è una città che si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante 2000 anni, integrando elementi artistici di altissima qualità dei diversi periodi succedutisi; rappresenta, inoltre, il concetto di città fortificata in più tappe, nel corso dei momenti storici determinanti della storia europea.



La città sorge lungo le rive del fiume Adige, nel punto in cui questo entra nella pianura Padana e forma un caratteristico doppio meandro, a una trentina di chilometri a est del lago di Garda. 


È situata a 59 m sul livello del mare, ai piedi dell'appendice meridionale dei monti Lessini: il colle San Pietro.
Inoltre si trova nell'unico punto in cui l'arco alpino meridionale (o italiano) diventa convesso rispetto ai 3 grandi archi concavi presso Cuneo, Varese e Udine.
L'area urbana scaligera è al centro di un hinterland che al 2001 conta circa 482.000 abitanti.
È, dopo Catania, la 2ª città italiana più popolosa non capoluogo di regione.

Anticamente la città era un punto nodale di tutti i sistemi di trasporto terrestre e acquatico dell'Italia nord-orientale. 
Al tempo dei Romani, infatti, era il punto di incontro di quattro strade consolari: la via Gallica, la via Claudia Augusta, il vicum Veronensium e la via Postumia. Ancora oggi Verona costituisce un importante nodo geografico - stradale, ferroviario e autostradale - al crocevia tra le direttrici che collegano l'Italia centrale e nord-occidentale con il passo del Brennero.

L'origine del toponimo Verona è sconosciuta e nel tempo sono state formulate diverse ipotesi sulla sua derivazione: esso potrebbe essere di origine veneta oppure di origine gallica; questa seconda ipotesi derivante dal fatto che il suffisso -ona è presente in molti nomi gallici. 
La teoria più interessante è però che il toponimo sia di origine etrusca in quanto vicino a Lamporecchio, in Toscana, esiste un luogo chiamato proprio Verona. Inoltre, nella stessa regione, esistono due luoghi detti Verone e Verrone e, non molto distante da questi, un Verǫlla (già Verunula). Questi toponimi sono tutti derivati da nomi di persona etruschi: è quindi possibile che pure la città scaligera abbia un nome di derivazione etrusca.
Secondo una leggenda (raccolta dal cronista Galvano Fiamma) il mitico fondatore di Verona, il capo gallico Brenno, chiamò il nuovo centro abitato Vae Roma, cioè Maledetta Roma, che poi si trasformò in Verona.

Monumenti e luoghi d'interesse

Verona è una delle maggiori città d'arte d'Italia per le sue ricchezze artistiche e archeologiche. 
La città ha uno sviluppo complesso, ma due opere murarie ne accentuano la divisione tra parte romana e moderna (fino alla seconda metà dell'Ottocento): da una parte le mura romane che circondano il cuore della città tra porta Borsari, porta Leoni e le mura di Gallieno, dall'altra la cosiddetta circonvallazione interna con fortilizi rinascimentali (completati sotto gli austriaci).

Nella Verona antica è sensibile l'opera restauratrice di Cangrande della Scala: il forte impatto visivo dato dal colore rosso dei mattoni degli splendidi palazzi gotici è temperato dal sapiente utilizzo dell'antico marmo bianco romano; opera, questa, frutto della politica scaligera di ritorno ideale ai fasti imperiali. 
Da qui la nuova urbs marmorea, rifulgente nel bianco lastricato di piazza delle Erbe, al centro della quale troneggia luminosa la fontana di Madonna Verona, composta di parti provenienti dalle antiche terme romane.


Epoca romana

Verona presenta numerosi monumenti di epoca romana, costruiti tutti dopo il I secolo a.C., quando ci fu la ricostruzione della città all'interno dell'ansa dell'Adige. 
Il monumento più famoso in assoluto, diventato simbolo della città stessa, è l'Arena, il terzo anfiteatro romano in Italia per dimensione dopo il Colosseo e l'anfiteatro capuano, ma il meglio conservato tra questi, tanto che viene utilizzato ancor oggi per ospitare il famoso festival lirico e numerosi concerti.

Altro famoso monumento è il teatro romano, del I secolo a.C., ma tornato alla luce solo nel 1834, quando gli edifici che letteralmente lo ricoprivano vennero abbattuti.
D'estate si tengono nel teatro spettacoli che prendono il nome di estate teatrale veronese.

Sono entrambe del I secolo d.C. le due porte romane che si aprivano nelle mura della città, delle quali rimangono ancora visibili alcuni resti: porta Borsari e porta Leoni
Della prima è ben conservata tutta la facciata, mentre della seconda rimane solo metà della facciata interna.

Arco monumentale posto fuori della cinta urbana romana è l'Arco dei Gavi, posto sulla via Postumia che portava verso il centro abitato, e dedicato ad alcuni membri della gens Gavia.

Sempre di epoca romana è il ponte Pietra, l'unico ponte romano ancora ben visibile della città. 
Il ponte Pietra è composto da cinque archi, quattro dei quali furono fatti saltare nel 1945 dai tedeschi in ritirata, e vennero poi ricostruiti con le pietre recuperate dal fiume. 
Caratteristico e pittoresco è l'utilizzo di diversi materiali.

Presso piazza Erbe, corrispondente all'antico foro romano, sono presenti nei sotterranei di numerosi edifici i tracciati di strade, fognature e i resti di case e di una basilica romana. 
È possibile vedere alcuni resti del complesso del Capitolium della città nell'adiacente Corte Sgarzerie

Epoca medievale

L'alto medioevo ha lasciato a Verona pochi ricordi, a causa del devastante terremoto del 3 gennaio 1117 che ebbe come epicentro proprio il veronese, e vide la città fortemente danneggiata. 
A causa del terremoto crollò addirittura parte dell'anello esterno dell'Arena, lasciandone in piedi solo una porzione, che fu danneggiata ulteriormente in un successivo terremoto nel 1183, creando così l'attuale suggestiva forma dell'Arena con la sua "ala". 
Inoltre molti palazzi e quasi tutte le chiese, i monasteri e i monumenti vennero seriamente danneggiati, se non distrutti.

I principali monumenti sono dunque databili successivamente al XII secolo. 
In particolare questo periodo vide un grande sviluppo di edifici di culto; il più famoso dei quali è forse la basilica di San Zeno, considerata uno dei capolavori del romanico in Italia, e legata all'omonima abbazia, di cui rimangono la torre e alcuni chiostri.

Importante è anche il Duomo, il cui nome sarebbe più propriamente cattedrale di Santa Maria Matricolare, nato dalle ceneri di due chiese paleocristiane crollate per colpa del terremoto.

Epoca scaligera

Quello scaligero è stato un periodo positivo per Verona sotto il profilo urbanistico: esso, infatti, ha visto la costruzione di molti edifici e monumenti tutt'oggi visibili. 
Il centro storico (in particolare piazza Erbe, piazza dei Signori e piazza San Zeno) presenta edifici nati durante la Signoria, come il palazzo del Podestà, che venne abitato certamente da Alberto I della Scala, e fu probabilmente adibito a dimora dei signori della città. 
Nel palazzo trovarono ospitalità anche molti uomini illustri, tra cui spiccano personalità di primo piano come Dante e Giotto, che durante il suo soggiorno eseguì, secondo Giorgio Vasari, alcuni ritratti di Cangrande I, che però sono andati perduti. 
Altro importante palazzo scaligero è il palazzo di Cansignorio, probabilmente del 1363. Edificio originariamente palazzo-fortezza, dotato di tre grandi torri agli angoli del fabbricato. In alcuni scritti è chiamato anche Palazzo Grande, proprio per la sua imponenza. Del palazzo originario rimane un solo torrione, risistemato durante i lavori del 1882, mentre il resto dell'edificio risale al XVI secolo.

Importantissimo fu il sistema difensivo costruito dagli Scaligeri, che faceva perno su Castelvecchio, fatto costruire da Cangrande II della Scala insieme al ponte Scaligero
Il castello venne costruito tra il 1354 e il 1376, e concepito non tanto per la difesa della città da nemici, ma come difesa verso i cittadini stessi; infatti, il ponte Scaligero originariamente aveva la funzione di facilitare un'eventuale fuga del signore verso la Germania. 
Il ponte Scaligero venne costruito nell'arco di tre anni, tra il 1354 e il 1356, e la sua robustezza gli consentì di passare indenne cinque secoli di storia, fino alla notte del 24 aprile 1945, quando, alla fine della seconda guerra mondiale, i tedeschi, per coprire la ritirata, fecero saltare tutti i ponti di Verona.
La sua robustezza è dovuta all'ampiezza delle arcate e alla mole dei piloni, studiati in modo da resistere alla diversa forza d'urto dell'Adige nei vari punti dell'ansa: verso Castelvecchio, dove passa la maggior mole d'acqua, l'arcata è più lunga rispetto alle altre due, e i piloni sono più grossi.
Castelvecchio ospita il Museo Civico, tra i più importanti della città con ventinove sale e diversi settori: scultura, pittura italiana e straniera, armi antiche, ceramiche, oreficerie, miniature e le antiche campane cittadine.

Un importante edificio commissionato dagli scaligeri è la torre del Gardello, che segna una delle prime conquiste del progresso tecnologico meccanico: è il primo orologio pubblico, consultabile da tutti. 
Non molto distante da questo sorgono le Arche Scaligere, un complesso funerario in stile gotico destinato a contenere le arche (ovvero le tombe) dei più illustri rappresentanti della casata: racchiusi da un recinto in ferro battuto in cui ricorre il motivo della scala, simbolo della casata. 
Le arche sono state indicate come uno dei più insigni e significativi monumenti dell'arte gotica. 
Ad esse adiacente si trova la chiesa di Santa Maria Antica, sopra al cui ingresso è posta la tomba di Cangrande I della Scala: il sarcofago è sormontato da una statua equestre che ritrae il signore di Verona in atteggiamento sorridente (l'originale si trova al Museo di Castel Vecchio).

Epoca veneziana

L'epoca della dominazione veneziana a Verona fu molto feconda, soprattutto per l'edilizia privata e militare. 
Porta Nuova eretta tra il 1535 e il 1540, la sua posizione genera l'importante corso Porta Nuova, che si conclude ai portoni della Bra
Le due facciate sono costruite in ordine dorico: in tufo quella verso la città, mentre la facciata rivolta verso la campagna in pietra bianca. 

Ci fu successivamente anche la costruzione di porta Palio, tra il 1542 e il 1557, che, nonostante la minore importanza rispetto porta Nuova, appare più interessante sotto il profilo culturale e artistico: di pianta rettangolare, verso l'esterno presenta tre archi con colonne doriche, all'interno cinque archi, ognuno munito di due colonne.
La facciata esterna riprende schemi compositivi desunti dal teatro romano di Verona.

Vi è poi Porta San Zeno, conclusa nel 1542, che nella facciata è simile ad un arco di trionfo, con colonne di ordine ionico, e molte decorazioni (come medaglie, stemmi e fregi). 
In questo caso come materiale sono stati utilizzati, oltre a pietra bianca, anche mattoni rossi, molto utilizzati soprattutto negli edifici scaligeri.

Palazzo Canossa, costruito su commissione della famiglia dei marchesi di Canossa, una delle famiglie più antiche e illustri d'Italia. 
L'edificio ospitò tra l'altro, nel 1822, il celebre congresso di Verona, a cui parteciparono quasi tutti gli Stati d'Europa. 
L'architetto cercò di allineare, mediante la facciata monumentale, i fondali opposti di Porta Borsari e dell'arco dei Gavi, dando un'impostazione scenografica alla via che permane tutt'oggi.

Palazzo Bevilacqua è uno dei palazzi più raffinati e ricchi di particolari della città, con una facciata realizzata in due ordini, quello inferiore più massiccio, e quello superiore maggiormente slanciato ed elegante. 

Palazzo Pompei grazie alla donazione dai proprietari, al comune di Verona, l'edificio ospita oggi il museo civico di storia naturale, con oltre due milioni di reperti geologici, paleontologici, zoologici, preistorici e di botanica

Palazzo Turchi, costruito su commissione dal cavaliere Pio Turchi, e costruito pochi anni dopo la battaglia di Lepanto del 1571, dove la flotta della Serenissima sconfisse la flotta ottomana; Pio Turchi fu portavoce della comunità veronese alle grandi celebrazioni della vittoria a Venezia.

Altri palazzi, situati rispettivamente in piazza dei Signori e piazza Erbe, sono la Loggia del Consiglio e Palazzo Maffei
La Loggia del Consiglio possiede colonne di marmo, molte sculture e affreschi. Può considerarsi uno dei simboli maggiori del rinascimento veronese. 
Palazzo Maffei è un palazzo del XV secolo, ingrandito nel 1629 su decisione di Marcantonio Maffei. Costruito in stile barocco, è allo stesso tempo imponente ed elegante, su tre piani, con una facciata talmente bella da catturare l'attenzione del turista occasionale e non. 
Di fronte al palazzo si trova una colonna sormontata dal leone di San Marco, a cui i veronesi sono particolarmente legati.

Epoca austriaca

Verona fu sotto servitù militare per tutto il periodo in cui vi fu la dominazione austriaca; per cui lo sviluppo edilizio privato fu scarso, a fronte però di un grande sviluppo delle strutture militari. 
In particolare furono ricostruiti e potenziati tutti i bastioni (che erano stati semidistrutti dai francesi) e venne creata ex novo un'impenetrabile rete di forti, in particolare a ovest della città (rivolti verso il crescente stato sabaudo) e sul colle San Pietro. 
Uno degli edifici che può riassumere il pensiero architettonico asburgico è l'Arsenale Franz Josef I, gigantesco complesso militare, con un perimetro di 392 metri per 176 metri, e munito di numerose torri di guardia; composto da 9 edifici, sul lato maggiore si trova l'edificio di comando, internamente si trovano tre isolati destinati agli uffici amministrativi e progettuali, e ai loro lati trovano posto magazzini e scuderie. 
L'arsenale si ispira all'architettura tedesca, ma anche allo stile neogotico, stili fino ad allora lontani alla realtà veronese, tanto che vennero utilizzati in parte mattoni rossi nella costruzione, materiale molto utilizzato nell'epoca scaligera, in modo da non allontanare troppo lo stile architettonico da quello cittadino.

Simile all'arsenale nell'architettura è il Castel San Pietro, una caserma ispirata in parte ai castelli tedeschi. 
Nell'edificio erano presenti le camerate per l'esercito, alloggi e uffici per gli ufficiali, depositi e officine. 
Il piazzale davanti a castel San Pietro poteva essere utilizzato dall'artiglieria per colpire la città dall'alto in caso di guerra (o rivolta).

Due palazzi importanti, costruiti inizialmente ad uso civile e per chiudere piazza Bra, anche se poi utilizzati dall'esercito asburgico, sono il palazzo della Gran Guardia e palazzo Barbieri, originariamente chiamato Palazzo della Gran Guardia Nuova. 
La costruzione del palazzo della Gran Guardia è stata molto travagliata; nel 1848, a lavori in corso, furono fermati perché l'edificio venne utilizzato dall'esercito austriaco durante la prima guerra d'indipendenza. 
Grazie alla sua mole e alla sua forma è riuscita a tenere testa all'Arena, che si trova a poche decine di metri di distanza, oltre i giardini di piazza Bra. 
Palazzo Barbieri è un edificio in stile neoclassico che prende nome dall'ingegnere progettista. 
Durante l'occupazione austriaca il palazzo fu adibito prevalentemente a usi bellici e solo dopo l'unione del Veneto al Regno d'Italia si scelse, per la sua importanza e la sua centralità, di destinarlo a sede degli uffici comunali.
Un altro palazzo degno di nota è il Palazzo Negri, di stile neoclassico e progettato nel XVIII secolo.

Edificio molto importante è il Teatro Nuovo, inaugurato il 12 settembre 1846. Nel teatro si svolsero numerosi episodi di insofferenza verso il dominio austriaco: il primo, già all'inaugurazione del teatro, vide il veronese Vittorio Merighi comporre un sonetto patriottico dedicato alla prima donna dello spettacolo, che entusiasmò il pubblico e mise in disagio alla polizia austriaca (che nemmeno si era accorta dell'accaduto), dato che il componimento riportava: «Donna, il vento ora mugge, e la procella gravida rota, e tuon freme che intima ad Austria morte, e Italia a vita appella»
Alla chiusura della stagione teatrale vi fu una nuova dimostrazione. Merighi si beffò nuovamente della polizia: scrisse una nuova ode, praticamente un inno all'Italia personificata e contro lo Straniero, che codardo e maligno ha perenne sull'Italia il sogghigno. 
Il 18 marzo 1848 giunse a Verona ad assistere a un dramma nel Teatro Nuovo addirittura il viceré del Regno Lombardo-Veneto, e la polizia, per creare consenso, divulgò la voce che era venuto a portare vantaggi alla città. Lo stesso giorno arrivò la notizia che Vienna stava insorgendo, che Metternich era fuggito, e l'imperatore Ferdinando I aveva dovuto concedere la Costituzione. L'annuncio si sparse per Verona, e la cittadinanza si radunò al Teatro Nuovo durante lo spettacolo. Le cronache raccontano di un vero delirio, e di una folla festosa e inneggiante all'Italia e a Pio IX. Il teatro venne per questo chiuso sino alla fine del 1849

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